Incidente nucleare in Russia: ciò che (ancora) non si sa!
Ad un mese abbondante dall’incidente nucleare occorso
nella regione dell’Arkhangelsk, sulle coste del Mar Bianco, in Russia
ancora nulla è dato sapere. Se non qualche notizia trapelata e non
confermata dagli organi istituzionali preposti che non fa altro che
accrescere il desiderio di conoscere. Desiderio acuito e trasformatosi
in necessità di sapere se l’incidente si verifica nei pressi della
Nyonoksa, base inaccessibile di sperimentazione delle forze navali
russe.
Alle ore 12:00 circa di giovedì 8 Agosto, un’esplosione interessa
la zona sulle coste a ridosso del Circolo Polare Artico a riguardo della
quale iniziano a formarsi le ipotesi più disparate, fino a quando, solo
due giorni dopo, arriva una tiepida ammissione dal Cremlino, nonostante
vi siano ben 5 vittime. Si tratta di 3 specialisti civili e 2 militari
appartenenti alla Rostaom, la società statale russa per l’energia
atomica impegnata nella sperimentazione di un sistema di propulsione
liquido con isotopi. Almeno stando alle fonti ufficiali che hanno
proclamato due giorni di lutto che ha interessato la “città chiusa” di
Sarov: una località, soggetta a restrizioni per quanto riguarda la
residenza e l’accesso. Restrizioni dovute principalmente a motivazioni
di natura militare. Queste realtà furono realizzate, durante la Guerra
Fredda, soprattutto in Unione Sovietica, sebbene esempi siano
riscontrabili anche altrove: si pensi soltanto a Los Alamos, nel New
Mexico, conosciuta come la culla della bomba atomica.
Il Cremlino quasi immediatamente vieta anche l’accesso ad alcune
zone della baia, ufficialmente per permettere il recupero dei reperti.
Greenpeace con lo stesso tempismo fa sapere che nella stessa baia,
evacuata e poi smentita ma dove gli abitanti hanno acquistato grandi
quantitativi di iodio (che contiene gli effetti delle radiazioni), si è
registrato un incremento di radiazioni in misura 16 volte superiori alla
norma. Immediatamente le fa eco la Norvegia che fa sapere che ai
confini con la Russia sono stati registrati livelli di iodio radioattivo
molto superiori alla media. Avventatamente o meno, si inizia a parlare
di una seconda Chernobyl dove, nel 1986, dopo l’incidente, i valori dei
raggi gamma superarono di 7000 volte la soglia consentita. Appare
evidente che non si può paragonare l’esplosione di un missile rispetto
ad una centrale nucleare come fu Chernobyl, ma ciò che fa destare più di
un sospetto, come ha commentato Leonid Bershidskij, ex direttore di
Vedomosti, oggi editorialista di Bloomberg, è proprio che “non
bisognerebbe fare ipotesi neppure riguardo al minore e meno preoccupante
degli incidenti nucleari. Né è ammissibile che ci vogliano giorni per
ammettere che c’è stato un incidente radioattivo”. Sebbene “quel che è
accaduto ad Arkhangelsk non sia una seconda Chernobyl”, sostiene
l’analista russo, “le autorità avrebbero dovuto fornire spiegazioni
chiare”. Altrimenti “è irragionevole aspettarsi che la gente creda a un
governo che tiene le sue carte così coperte, e non per la prima volta”.
Se non mancano le fotografie dallo spazio del momento dell’esplosione,
Trump fa sapere tramite un tweet che “dall’incidente missilistico
nucleare russo gli Usa stanno imparando tante cose a causa della
tecnologia militare simile.” A conferma del commento del Presidente
degli Stati Uniti d’America si schiera anche la CNN con l’esperto
Jeffrey Lewis, del Middlebury Institute of International Studies di
Monterey, che fa notare come, dalla foto scattata dal satellite – nei
pressi del punto dell’esplosione – si può notare la presenza di una nave
per il trasporto di combustibile nucleare Serebryanka, quella sopra
citata per il recupero dei reperti.
Secondo l’esperto, la presenza di questa imbarcazione potrebbe
significare che fossero in atto sperimentazioni di un missile da
crociera a propulsione nucleare. “Siamo scettici sull’affermazione
secondo cui quello che veniva testato era un motore a propellente
liquido”, ha riferito Lewis alla CNN. “Pensiamo si trattasse di un
missile da crociera a propulsione nucleare che chiamano Burevestnik.” Un
missile conosciuto dalla NATO come SCC-X-Skyfall. Non è un mistero che
il presidente Putin punti su questa tecnologia che, considerando anche
il “successo parziale” degli ultimi test, appare ancora immatura, ma che
il Premier ha presentato al mondo come un “missile invincibile”. Motivo
che porterebbe a credere che sia questa la vera ragione per cui Trump
abbia abbandonato il trattato ISF – siglato a Reykjavík da Reagan e
Gorbačëv nel 1986, in piena Guerra Fredda – sui missili nucleari a
raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo. Con
conseguente “monitoraggio”.
Resta, comunque, difficile stabilire cosa sia successo, se non
impossibile poiché l’incidente è avvenuto in una zona della Marina Russa
che potrebbe archiviare tutto come segreto militare”. La sola cosa
certa è che le notizie – e le conseguenti spiegazioni – dal Cremlino
sono state diffuse con il contagocce e con ritardo. Così come ritardate
sono gli effetti di una contaminazione nucleare che potrebbe
verificarsi. Così come ritardati sono stati gli effetti di Chernobyl.
https://www.jpress.it/cronaca/incidente-nucleare-in-russia-cio-che-ancora-non-si-sa/
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